Tra superficialità, esuberanza e negligenza degli automobilisti e spesso anche dei ciclisti stessi le morti e gli incidenti dei ciclisti non fanno che aumentare, mentre il numero di automobilisti feriti o deceduti diminuisce esponenzialmente.
Non è raro vedere conducenti di mezzi motorizzati che violano le normative in merito a distanza e comportamento da mantenere per il rispetto di chi va in bici (sia come amatore che professionalmente) ma, sicuramente i dati che troviamo nel grafico sottostante ci fanno sorgere alcuni dubbi; le misure di sicurezza che usiamo servono veramente a salvarci la vita nell’eventualità di un incidente o dovremmo fare un upgrade?
Dal grafico si può evincere che a quanto sembra mentre la sicurezza delle strade aumenta, le misure di prevenzione di eventuali infortuni dei ciclisti diminuiscono di efficacia.
A questo punto va fatta una distinzione fondamentale tra pro e amatori in quanto in media un professionista “viaggia” a velocità fra i 30-40km/h mentre un cicloturista/amatore rimane quasi sempre fra i 20-30 km/h. A velocità minori il rischio diminuisce grazie al tempo di risposta data dei riflessi della persona alla guida del veicolo, si può valutare sotto i 20km/h di non indossare il casco ma bisogna tenere sempre presente che se si viaggia in strade aperte al traffico il pericolo è imminente…mentre aumentando la velocità si rende indispensabile l’utilizzo di caschi che rispettino le normative e gli standard europei. Negli ultimi anni c’è stata infatti un’invasione di dispositivi di sicurezza, a volte mancanti delle certificazioni, quindi è possibile in alcuni e per fortuna rari casi, soprattutto gli amatori abbiano optato per caschi all’apparenza belli, resistenti ed economici ma che in realtà non svolgono il loro compito principale ovvero quello di proteggere la scatola cranica.
In un mondo dove bici, auto e motocicli convivono nelle stesse strade è inevitabile avere pareri contrastanti in merito alla sicurezza, infatti secondo la US National National Highway Transportation Safety Administration esiste una correlazione tra l’uso del casco e le morti/ gli incidenti ciclistici.
Come si può vedere dal grafico, partendo dagli Stati Uniti in cui in alcune zone l’uso del casco è addirittura obbligatorio, le morti sono maggiori e man mano che si scende con la percentuale di persone che indossano il casco mentre vanno in bici, quasi proporzionalmente scendono anche le morti per miliardo di km percorsi. Questo fa pensare che norme che obblighino l’utilizzo del casco siano addirittura contro produttive.
Ciò che sicuramente fa la differenza è la prudenza e la giusta valutazione dei rischi correlati con il ciclismo sia da parte dei conduttori di altri veicoli che dai ciclisti stessi, cercando di scegliere percorsi poco trafficati o anche meglio chiusi al traffico (come spesso facciamo quando organizziamo i nostri tour guidati), garantendo così la serenità e un’esperienza il più possibile positiva.
D’altro canto però secondo i dati che vediamo nel grafico sotto che separa gli infortuni agli arti dai traumi celebrali (a differenza dei grafici sopra in cui si teneva conto di tutti gli incidenti) si nota che ad un uso maggiore del casco si associa una minore percentuale di incidenti che coinvolgono la testa:
La stessa cosa la possiamo notare comparando la percentuale di uso del casco e gli infortuni prettamente celebrali:
Sarà anche vero quindi che un casco molte volte può non bastare a renderci “immuni” nei casi critici come incidenti con mezzi decisamente più pesanti ma sicuramente avere la testa protetta a dovere durante un impatto o una caduta non può che avere effetti positivi…certo magari non riusciremo a proteggere tutto il corpo ma prima di dichiarare che il casco è obsoleto bisognerebbe pensarci bene!!
Fonti:
strada facendo - tgcom24
bikeitalia - approfondimento
benzinazero
dati istat
Bike Italia - caschi per bici modelli e consigli